lunedì 23 novembre 2009

Niente apostasia, siamo Inglesi

Perché Enrico VIII, invece di combinare tutto quel casino per sposare Anna Bolena e poi tutte le altre mogli, non si fece maomettano? In fondo, la poligamia gli si sarebbe adattata benissimo, molto più del tagliare teste come un Barbablù qualsiasi, e oggi l’Inghilterra godrebbe di maggior prestigio nel consesso delle nazioni, e sarebbe indicata come un faro di civiltà anche dall’ultimo scalcinato sceicco del Commonwealth. Si sarebbe risparmiata le mattane dei puritani, e magari, in luogo dei Padri Pellegrini del Mayflower, sulle coste del Nord America sarebbero sbarcati manipoli di figli di Allah. La Rivoluzione Industriale avrebbe forse avuto connotati diversi, nell’ambito di una teocrazia sposata al fervore tecnologico, e Charles Dickens non avrebbe scritto Canto di Natale, né ci sarebbe stato un Ebenezer Scrooge a fungere da modello per il personaggio di Zio Paperone. Quanto ai discendenti degli schiavi neri dall’altra parte dell’Atlantico, ammessa e non concessa la scomparsa dello schiavismo stesso, forse avrebbero qualche remora ad abbracciare la fede islamica per contrapporsi agli antichi oppressori. Ma lasciamo perdere le ucronie più o meno bizzarre, e veniamo alla dura realtà odierna della patria del liberalismo, che si mette sotto i piedi il principio della libertà di coscienza, perseguitando chi ha la sola colpa di avere permesso a una ragazzina cresciuta in un ambiente soffocante, oppressivo e violento, di esprimere liberamente le proprie convinzioni religiose. Una signora britannica, dedita da anni alla cura dei bambini e degli adolescenti a lei affidati per sottrarli a situazioni familiari insostenibili, si è vista rapire da un tribunale la sedicenne che era stata posta sotto la sua ala dopo una storia di sopraffazione in famiglia, e probabilmente si vedrà costretta a rinunziare a ulteriori affidi di minori, a causa dell’avvenuta conversione della giovane all’anglicanesimo. Uno stupido togaccione albionico si è persuaso che la donna abbia agito subdolamente per spingere la ragazza all’apostasia. L’accusata ha negato recisamente, sostenendo di avere invece sempre incoraggiato la pupilla a mantenere rapporti con i correligionari amici, ma la prova provata della sua malafede (in tutti i sensi) sarebbe costituita dalla pervicacia della minore a frequentare la chiesa in luogo della moschea. Non solo la legge inglese accetta di convivere con la shar’ia, ma addirittura pretende di regolare il traffico nella sfera più intima dell’individuo, postulando l’impossibilità di cambiare credo. Tanto può l’asservimento a un malinteso senso di rispetto per le tradizioni e i costumi dei popoli non occidentali: non volendo discriminare Maometto, si discrimina Gesù. D’altro canto, viviamo in una società che trova degne di considerazione le bischerate di Roland Emmerich, regista di 2012, il quale, ateo legittimamente professo, dichiara di non avere raffigurato la distruzione dei luoghi di culto dei muslim, filmando invece con voluttà la scena del crollo della basilica di San Pietro, per il semplice motivo che i barbuti seguaci di Allah gli avrebbero scaraventato addosso una fatwa da una tonnellata, a differenza dei troppo tolleranti cristiani, i quali sono sempre lì a porgere l’altra guancia. Oddìo, da uno che ha tanta confidenza con le apocalissi selettive, ci si può aspettare tale livello di paraculaggine. Dai magistrati del paese della Magna Charta, no. A meno che siano irrimediabilmente stronzi, per dirla in maniera Fini.