venerdì 28 giugno 2013

Svapatori e svaporati

Balzellon balzelloni, con gli svapatori finiti nella rete delle imposte a fin di bene (basta la salute e un par de scarpe nove... anzi, no, meglio riciclare i coturni degli antichi Quiriti o, al peggio, farsi i calli come i nostri antenati trogloditi, che risparmiavano pure sul gas mangiando tutto crudo), dove vogliono andar a parare gli svaporati che si fingono governanti a noi? A schifìo, mi auguro, benché qui siamo avvezzi a trangugiare ogni sorta di liquame vomitato dalle cloache mentali della politica. E Letta ringalluzzisce per l'elemosina da un miliardo e mezzo elargita dalla nostra affossatrice Mastriccionia, promessa certa di nuove tasse per tenere buoni i cravattari brussellesi, pigliando per le natiche gli imprenditori con la categorica sentenza, più gaglioffa di tutte quelle concepibili da qualsivoglia tribunale, secondo cui non hanno più alibi.

lunedì 24 giugno 2013

Tasse e ginnastica

Non me la sento di sparare sulla Idem, soprattutto ora che sta dando le ultime penose pagaiate da ministra, dimostrando come non sempre i vincenti nello sport siano tali anche in altri campi: è triste che la sua dimensione umana non corrisponda all'immagine che sostenitori e tifosi si erano costruiti dell'atleta e della donna, ma occorre farsene una ragione, ponendo mente all'incontrovertibile assioma che tutti hanno le proprie miserie, nascoste talora dietro sfavillanti medaglie. E non depone certo a favore della madama che abbia opposto alle accuse rivoltele quelle che non possono trasformarsi improvvisamente in patacche sul petto, riuscendo peraltro in qualche modo a svilirle, giusto per difendere il pur considerevole didietro. Che dev'essere inteso non tanto nell'accezione fisica, quanto nel senso del colpo di fortuna di essere entrata nelle grazie di un ras piddino disposto a farla decollare verso l'empireo rossiccio. L'antica figlia della Bundesrepublik, impalmata nell'anno della caduta del Muro da un intraprendente allenatore romagnolo con il bernoccolo per gli affari, dipinto da alcuni malignazzi come più sensibile al fruscio dei dané che a quello delle onde, non ha voluto rinnegare fino in fondo, da crucca disciplinata, il socialismo reale dei suoi fratelli dell'Est, accasandosi nel partito erede degli epigoni di coloro che, sotto sotto, consideravano ancora con un occhio di riguardo il regime di Pankow. E bene gliene è incolto, all'occhicerulea Sefi, sirena sontuosa per acchiappar voti nel più perfetto stile berlusconiano sulla rive gauche. I cattivoni, che non mancano mai neppure all'ombra di remi e martello, l'han vista assessora distratta, costretta all'assenteismo dai lunghi allenamenti per impinguare palmarés e conto corrente, ma il fisico per sostenere le battaglie della sinistra c'era indubitabilmente, e il sessappiglio pure, distante anni luce da quello delle oche giulive scorrazzanti nell'aia silviesca. Financo Befera, più sensibile ai portafogli che ai completi di Dolce&Gabbana (quantunque, in tempi recenti, si sia interessato molto al fatturato di questi ultimi), deve aver colto un quid di rigore merkeliano nell'Afrodite calliomia, tanto da volerla fortissimamente alla propria corte, per testimoniare coram populo la bontà delle sue campagne contro gli evasori brutti, sporchi e cattivi. Dev'essere stata, per il capo dei gabellieri, una stilettata al cuore - ammesso che ne abbia uno - la notizia che la signora si era scordata di cambiare residenza nell'anno funesto della scomparsa dell'ICI sulla prima casa, evitando così di corrispondere l'imposta sulla propria vecchia abitazione, nel frattempo divenuta palestra (con il sospetto, per sovrammercato, di un piccolo abuso edilizio, non essendo stato chiesto, a quanto parrebbe, il permesso alle autorità competenti - tradizione italiota assai resistente e diffusa, ma solo fra i buzzurri e gli incivili berluscones, evasori nati). Ora, senza scherzare, tutto il bailamme mediatico sulle eventuali marachelle di Josefa, comprensibile in un'epoca dove ai cani da guardia del potere si contrappongono i cani da lecca del medesimo, potrà sembrare un vulnus per i garantisti di ferro, ma ha toccato un nervo scoperto dei troppi giustizialisti allignanti nelle nostre contrade, segnatamente sul lato sinistro, vale a dire la credibilità della lotta all'evasione, che è e rimane uno slogan per i gonzi, però introiettato profondamente nell'anima giacobina degli odiatori di professione. La biondissima scaraventata sul pianeta Letta come donna di canoa e di governo, sia pure relegata in un ministero sommamente inutile, ha avuto un'esposizione mediatica che impedisce a Enrico il Temporeggiatore di fischiettare indifferenza: sarebbe come se la Kyenge, altra responsabile di un dicastero decorativo, fosse sorpresa a non pagare i contributi alla colf ecuadoregna, se ce l'avesse. Perciò, il licenziamento della sportiva così poco sportiva da buttare la colpa addosso al commercialista (figura che si fa fatica ad amare) è d'obbligo per l'affiliato al club di Aspen, pena un disdoro quasi pari a quello già rimediato con i traccheggiamenti su IMU e IVA. Anzi, don Enrique de Las Dudas ne potrebbe approfittare addirittura per eliminare le Pari Opportunità dalla compagine governativa, in luogo di rifilarci un'altra finta pasionaria, magari meno avvenente della signora Guerrini. Personalmente, non me ne frega alcunché che costei sia un'evasora (tecnicamente, sarebbe meglio parlare di elusione fiscale) e un'abusiva. Mi scoccia di più l'ipocrisia, male necessario (fino a quando?) di una politica finalizzata a pigliare per i fondelli i cittadini. Ecco, se la Idem fosse rimasta una semplice cittadina, non le lesinerei la mia simpatia, al netto dello sgradevole strascico suscitato da una conferenza-stampa infarcita di spocchia, che peraltro non avrebbe avuto luogo senza il suo ruolo istituzionale. Senza dimenticare il pasticciaccio brutto dell'avere funto da megafono per lo sceriffo di Nottingham. Chi di fisco ferisce...

mercoledì 12 giugno 2013

Spezzeremo i coni al nemico

Di ordinanze bizzarre da parte dei sindaci, nordisti o sudisti che siano, ce ne siamo sorbettate a iosa. Cosa sarà mai di più il coprifuoco gelato pisapiesco, nella carrellata degli orrori ridicoli inflitti ai cittadini minus habentes? E meno male che quest'ultima grida municipale si è subito squagliata. Per dirla alla torinese, il brillante giurista d'arancione fasciato stavolta ha fatto proprio una figura da cioccolataio, presumendo di spezzare le reni o, meglio, i coni alla Milano da ciucciare. E la toppa è stata peggio del buco, trasformando la stecca del tenero Giuliano in uno stecco regale. Stracciatello su tutta la linea, il Magnum P.I. di Palazzo Marino è solo riuscito a far girare le coppe ai commercianti. Voto meno diciotto.