martedì 2 agosto 2011

La carica dei 101

Rosy Bindi come Crudelia Demon? Certo, se non si trovasse sempre fra i piedi quell’avanzo di bottiglia Molotov che è il Massimino Spezzaferro, bambino eroe dei fumetti con spocchia incorporata da uomo navigato in multiproprietà – un Icarus con le ali perennemente bruciacchiate dal sole di Puglia, un sole Tedesco nella sua implacabilità gravemente nociva alla salute, perso nel dedalo di un’intelligenza normale in un Paese anormale (o viceversa?) -, spoglio di illusioni nei riguardi della casta giudiziaria, ma solo quando parla con Spogli, e se eziandio non dovesse fare i conti con l’omino dei proverbi di Bettole, che tremebondo traballa aggrappato ai suoi Penati, c’è da giurare che la vergine di ferro del partito piddino piddò, fedele alla propria nomea di torturatrice, scuoierebbe personalmente ad uno ad uno, senza manco prezzolare un Orazio e un Gaspare, tutti gli inquisiti con tessera democrat in giro per l’Italia, che il Giornale si è preso la briga di contare, raggiungendo la ragguardevole cifra di centouno, almeno fino a ieri (e non è escluso che la solerzia dei togoni riesca a superare tale limite disneyano nell’intervallo fra la conclusione del presente articolo e la sua comparsa in rete). Dubito che l’eventuale spellicciamento dei dalmati progressisti susciterebbe il benché minimo sdegno in chiave animalistica, quantunque ancora il segretario dei rossicci arrugginiti cerchi di far valere per costoro la condizione di specie protetta. E’ chiaro, infatti, come il manipulitismo yé-yé degli anni Dieci abbia poco da spartire con la bufera dei Novanta, riguardosa della cortina di marmellata allora esistente tra i mariuoli rampanti, colti a sbevazzare Milano e il resto in nome del decisionismo mazzettaro poi seppellito dalle monetine, e i tetragoni ‘compagni G’ sorpresi per sbaglio dalle Parenti povere dei rivoltatori di calzini. Gli è che all’epoca agli ermellini necessitava ancora un marpione in regia, o forse la sinistra si illudeva che, una volta compiuto il lavoro sporco, la piemmeria sarebbe tornata nei ranghi, soddisfatta di avere contribuito al rovesciamento della classe politica dominante. E l’arrivo di un outsider cazzuto come il Cav, ritenuto all’inizio il figlio scemo del craxismo aborrito, se da un lato sembrò una complicazione in più, dall’altro servì egregiamente a convogliare le energie delle procure contro un nemico ‘altro’, tale da distogliere i mustelidi ormai infoiati oltre la spia rossa, ergo pericolosi perché eccitati dal sangue copioso, dall’occuparsi dei cazzacci della sinistra. Che oggi le procure si dedichino soprattutto al clan di Sesto San Giovanni (già Stalingrado d’Italia), ai voli in elicottero dell’ex governatrice umbra Lorenzetti, alle aste di Soru, ai maneggi di Pronzato (ferma restando la presunzione d’innocenza per ciascuno di loro), alle epidemie colpose della Iervolino (la nota comica non manca mai…), potrà rallegrare i semplici di spirito – oggi a me, domani a te, dopodomani quien sabe -, ma induce a ritenere che le toghe, da considerare tutto fuorché stupide, abbiano già visto di là dalla crisi del berlusconismo e si stiano portando avanti con il lavoro per esautorare definitivamente la politica. C’è qualcosa di peggio di un governo di tecnocrati e di banchieri, ed è un regime dei giudici. E non sarà una… ehm… Venere in pelliccia a rendere tutto più lieve.