mercoledì 6 gennaio 2010

Pene d'amor perdute

La fretta non è mai una buona consigliera, come ci insegnano i cultori dello slow food e gli esteti dei cari vecchi tempi, ma la modernità e la post-modernità viaggiano con il cronometro in mano e ci misurano la pausa caffé con la stessa spietatezza del ministro Rotondi. Anche gestire i sentimenti e le emozioni è divenuto un lavoro che richiede efficienza, onde evitare antieconomici scoraggiamenti e deleteri esami di coscienza. Non ci si può gingillare con rimorsi o rimpianti, né indulgere a colpevoli resipiscenze. Bisogna archiviare sospiri e lamenti, una volta conclusa la pratica, senza lasciare fuori manco una pansé o l’eco superstite della canzone che ci aveva cullati fino al giorno prima. Altro che signorinelle pallide del quinto piano, nostalgie canaglie o libri galeotti nei cassetti, cascami di casqué o madeleines proustiane prostranti! Più facile a dirsi che a farsi: le elaborazioni del lutto, quando finisce un amore, sono faccende maledettamente complicate, con rituali da affidare ai sacerdoti dell’inconscio quali lo psicanalista o il barman. O dovremmo dire ‘erano’? Nell’Austria felix (etichetta di comodo quanto mai appropriata nella fattispecie), sembra siano arrivati a commercializzare in farmacia una pilloletta per saltare a pié pari le costose sedute sul lettino del terapeuta o al bancone del bar: si chiama, guarda un po’, Amorex, e consentirebbe di bloccare all’istante la sofferenza per la dipartita di una bella fedifraga o di un fustaccio tamarro insensibile. Più nessuna ricerca spasmodica di fallaci scacciachiodi o di amici disposti a sorbirsi i nostri pianti greci per la svanita felicità. Più nessun dispendio di energie sul lavoro o in palestra, o esiziali ricorsi allo shopping compulsivo per ovviare all’improvvisa carenza di affetto. Più nessun attentato alla propria salute fisica e mentale tramite bagordi gastronomici per compensare il deficit di coccole. Più nessuna crisi mistica, o conversione politica, o stazionamento perenne sul blog, per esorcizzare il dolore provocato da una squinzia crudele o da un figaccione fetente. Tutto risolto nel tempo di buttare giù un bicchiere d’acqua che accompagni il miracoloso farmaco. Nessuno si macchierà più del reato di stalking , forse con lieve disappunto della ministressa che aveva appena finito di redigere la norma; nessuno minaccerà più il suicidio per recuperare l’amato bene; nessuno si apposterà più sotto la casa del medesimo per costringerlo a recedere. Rimane solo il piccolo dubbio se qualcuno continuerà a pretendere gli alimenti, ma questo forse esula dal concetto di elaborazione del lutto. Quanto ai menestrelli che campano sugli amori andati a male, vadano pure fuori dai Baglioni.