martedì 17 luglio 2012

Otannicnic

Chi sa perché, non riesco ad appassionarmi al dibattito sul ritorno del Berlusca: egli, che ha sempre vantato la propria estraneità al teatrino della politica, cui peraltro ha contribuito alla grande - né sarebbe potuto avvenire altrimenti, considerando la politica alla stregua di un enorme palcoscenico quale effettivamente è (il suffisso 'ino' vorrebbe spregiare tale caratteristica, ma rimane solo la fotografia di una parodia) -, non si è saputo distinguere dai suoi avversari manco nella rinunzia dignitosa a calcarne le tavole. Il tempo del Silvio incantatore di serpenti è irrimediabilmente trascorso. Oltretutto, rientrando nell'agone, il Cav mostra soltanto di voler salvare ciò che non merita di venire salvato, vale a dire un partito che appoggia un governo di incapaci alle dipendenze di un vecchio barbogio già complice di nequizie ben peggiori di tutte le sciocchezze montiane. E come vuole risolvere l'attuale contingenza il bollito di Arcore, con le barzellette o spezzando le reni alla Minetti (honni soit qui mal y pense)? Non abbiamo bisogno di cincinnati alla rovescia per farci male più di quanto avvenga ora.

giovedì 12 luglio 2012

O capitano, mio capitano!

Capitan Codardo o capitan Furbetto? L'ultima bischerata che vorrei sentire dai mastri pensatori della morale un tanto al chilo, scandalizzati per il 'sottile' compenso elargito da Mediaset allo Schettino per la sua apparizione televisiva dell'altro ieri - una specie di Fatima a gettone in nome del sacro diritto di cronaca, lo stesso invocato dagli intercettatori forsennati, organici alle manie di grandezza di certi procuratori restii a passare di moda -, è che in tutti noi alberga almeno un cicinino del comandante della Costa Concordia, donde il meritarci l'esibizione del medesimo in prima serata senza che il fegato ci roda più di tanto. E se l'odiens o lo scèr, o quel diavolo che sia, premiano siffatte comparsate, o diamo l'assalto al Palazzo d'Inverno del Biscione con i forconi risparmiati contro le nequizie dei fiscaroli al potere, contraddicendo la nostra vocazione al trangugio delle merdate sesquipedali, o ce ne stiamo zitti e buoni, che in fondo sarebbe la cifra perfetta del popolobuismo imperante, più delizia che croce per gli intelliscemi abilitati al cazzeggio etico. Il Moige ancora non si è scagliato addosso all'intervista prezzolata al re dei vigliacchi dei sette mari? Ottima non-notizia, degna di non-festeggiamento, non-paradigmatica dei paradogmi di chi non riesce a concepire il mezzo televisivo alla stregua di uno dei fini più potenti (ancora, a dispetto della rete ubriaca delle peggiori sciocchezze) della nostra epoca. Schettino in tivù è un cazzotto ai fautori del vestalismo più retrivo, che si beve compiaciuto gli ettolitri di sangue delle serie poliziesche americane, a base di C.S.I. (nostalgia dell'acronimo succeduto per breve tempo alla gloriosa Unione Sovietica?) e del Dexteronomio killerotico trionfante sui sopori Law and Order, ma s'inquieta per una sillaba fuori posto di un candidato a corda e sapone mediatici, oggettivamente antipatico senza manco il riscatto dell'intelligenza (personalmente, avrei qualche problema a stringergli la mano), eppure troppo umano, almeno nel sembiante, per non avere diritto a mostrare, a chiunque ne abbia lo stomaco, il proprio sbilenco coin de vue, monetizzando financo il disgusto altrui, giusto per non lasciare in povertà gli avvocati che lo dovranno sostenere in una causa da far tremare le vene e i polsi a uno meno spiaggiato di lui. Se fosse andato al Grande Fratello invece che a Quinta Colonna (di quale nemico?), sarebbe stato il Pulp Fiction dei reality, ma così il Salvo nazionalpopolare ha fatto la sua porca figura, suscitando le invidie dei cronisti specialisti nei 'faccia a faccia' con il mostro di turno. Lo strascico dei pistolotti lo lasciamo alle spose del conformismo, le quali dubito avrebbero gridato alla propria virtù violata se i dindi per Schettino li avesse sborsati il servizio pubblico. Spendinreviù a tutti!