sabato 26 novembre 2011

Tangendo terzopolisti

Il manettaro Travaglio, che rimane un destro spurio prestato ai sinistri, ha una sua lugubre coerenza nell'insistere con le liste di proscrizione, un filino meno liberali di quelle di prescrizione, ugualmente micidiali per la casta dei magnaccioni, che al momento gode del commissariamento divino imposto da San Napo. La cosiddetta 'questione morale' ormai è più pelosa di uno yeti e altrettanto leggendaria. Il cardinal Tarcisio Bertone, più roccioso del suo omonimo Burgnich, avrebbe magari da ridire sul 'buon cattolico' Casini, ma sepolcreggia da imbiancato, pago di non vedere minacciato l'ottopermille, al pari dell'amico-nemico Bagnasco. Quanto al laicone Fini, egli è ormai di là da ogni vergogna e non si perita di sommozzare anche stando a galla nel pattume. Come Italioti, ci meritiamo la serie di van da cui siamo perseguitati, dal 'vanfan...' di Van Rompuy, l'assassino rumoroso delle sovranità nazionali secondo Farage, al pulmino del botolo montecarlino. Ragazzi, Natale si avvicina: trangugiamoci l'ICI con l'uvetta e acconciamoci a recitare la parte dei Magi recanti i doni al Bambinello Monti!

giovedì 17 novembre 2011

Sesto grado

E' evidente che i maggiori partiti approfitteranno della presenza di un governo dei banchieri per concentrarsi sul regolamento di conti al proprio interno, per poi passare al massacro delle rispettive coalizioni: forse a Berlusconi avrebbe davvero fatto comodo un Letta nell'esecutivo, però dubito che i capi e i capetti pidiellini perderanno il sonno per non avere ottenuto che il cardinale del centrodestra vegliasse sulle mosse di Monti, o forse, al contrario, smoccoleranno per non essere riusciti a levarselo di torno, anche se le capacità di mediazione dell'Impomatato saranno poste a dura prova dalle miriadi di fuochi destinati ad accendersi nel partito dell'ex premier. Quanto a Bersani, lungi dal dolersi per la mancata agnizione di (poco) Amato nel gruppo degli ottimati pronti ad affettare i risparmi degli Italiani per salvare il bilancio dello stato, dovrà sudare settanta camicie con le maniche arrotolate per difendersi dalla moltitudine di nani in fregola per scalzarlo, e non mi riferisco al buon Renzi, che potrebbe pescare, in mezzo alle liti fra 'rottamandi', la briscola per costringere le cariatidi rosse nell'angolo. Il Terzo Polo adesso gongola nell'illusione di avere una sponda nei cattolici 'adulti' di cui è farcito il governo, subito benedetto da monsignor Bertone, ma è ancora da dimostrare che il Bokkoniano si lasci intortare dal genero di Caltagirone. La Lega guadagnerà molto dall'essere l'unica vera opposizione, soltanto se darà retta ai suoi sindaci, rivitalizzati dalla nuova ICI (che fingono di non desiderare), e se azzererà il 'cerchio magico', con un Maroni che deve guarire in fretta dalla sindrome del riconoscente nei confronti di Bossi, il quale a sua volta sarà meglio si decida a trasfigurarsi in 'padre nobile' della Quarta Repubblica. Già, perché la neonata Terza è l'ostaggio eccellente di un manipolo di miliardari con il culo al caldo. E, siccome l'invidia sociale non è mai morta, è facile prevedere, malgrado San Napo, un periodo di torbidi mica male. Nessuno dotato di raziocinio brama essere uno sfasciacarrozze, ma sarebbe da ingenui non rappresentarsi gli effetti collaterali di una terapia d'urto. Che potrebbe funzionare meglio di una cura omeopatica, a patto che gli speculatori internazionali si rivelino docili ai comandi dei signori Trilateral & Bilderberg. Guardate a cosa siamo ridotti: a sperare che il liberismo bastardo di Mario Bin Loden faccia meno vittime di quelle che hanno in preventivo i 'banchieri di Dio' e gli accademici sprezzanti del populismo berlusconiano. E' auspicabile che la maggioranza degli Italiani stringa i denti, al netto della nausea per i rampolli invecchiati dell'alta borghesia, provvisoriamente issati sulla tolda di comando, evitando di farsi derubare più del necessario - impresa difficilissima, ma non impossibile (la speranza è davvero l'ultima a morire, soprattutto quando sconfina nell'irrazionalità) -, giusto per non fare la fine di un Sansone con le pezze al sedere che si trascini dietro i filistei mastriccionici.

mercoledì 9 novembre 2011

Bulli, pupe e pugnette

Lo hanno fatto arrabbiare e ora ne pagheranno il fio. Quanti si illudono che stia a leccarsi le ferite sperimenteranno presto la portata del loro errore di valutazione. Contando sull’impressione che fosse ormai sull’orlo del kappaò, hanno insistito nello stringerlo alle corde, fidando nel lancio della spugna, che è arrivato, ma non nel modo che si sperava: in effetti, gli stessi commentatori a bordo ring si ritrovano confusi sull’esito reale dell’incontro, che avrebbe dovuto segnare l’uscita definitiva dalla scena di un pugile suonato, pallida ombra del campione di un tempo, apparentemente rovinato dalla troppo assidua frequentazione di donnine allegre nella vita fuori dal quadrato della politica, prima.distratto e poi distrutto dai suoi stessi vizi. Il guaio è che il gong si è sovrapposto alla resa di un atleta rimasto in piedi, quasi fosse stato egli stesso a guidarlo un attimo prima che il pugno dell’avversario gli centrasse il mento. E adesso vi è la prospettiva che sia ancora il vecchio leone a stabilire l’entità della borsa e le modalità e i tempi della rivincita. Pur consci che, fino a prova contraria, Silvio non sia Dominiddio, e che, pertanto, possa metterci più dei canonici tre giorni per risorgere, nulla si può escludere al riguardo. L’arbitro del match, di cui si favoleggia abbia servito come carrista di complemento nell’Armata Rossa, a dire il vero, è sembrato più interessato a mostrare al pubblico la propria camicia linda di bucato e il papillon di ordinanza che ad evitare i reciproci colpi sotto la cintura dei contendenti, anche se ora, dopo avere evitato di alzare il braccio del presunto vincitore, dà l’idea di voler scalfareggiare un po’ troppo. E il laticlavio elargito improvvisamente alla ragazza sculettante dei cartelli delle riprese, tale Mario Monti, che come secondo lavoro ha quello del menagramo professionista in giro con il circo Barnum per le capitali d’Europa, dove gli infilano mazzette di euracci nel cavallo dei calzoni dopo i numeri di lap dance, è un brutto, bruttissimo segnale. Intanto, continua a rimanere ignota l’identità del boxeur che avrebbe chiuso l’epoca di Berlusconi. Un habitué dei bassifondi parlamentari, tale Barbato, forse imboccato da allibratori restii a pagare le (modeste) quote sulla sconfitta del Tigre di Arcore, giura che l’eroe della serata sarebbe un certo Pomicino, un revenant riesumato e rivitalizzato dalla ter apia voodoo del re degli slums democristiani di Montecitorio, il belloccio Casini. Altri propendono per una femme fatale con passato di antennista nel quartiere di Catodia, la pericolosa dark lady Gabriella Carlucci, già pupa di gangster al soldo del detronizzato Silvio. Pochi ritengono che il merito della caduta di costui vada alla vecchia zia Bersanofia, un’innocua pensionata con l’hobby dei proverbi e delle lenzuola ricamate, quantunque siano in parecchi a sostenere d’averla vista scommettere sulla débacle del campione forti somme prestatele sottobanco da un tizio di Sesto San Giovanni, giusto per rimpinguare le casse della casa degli orfani di Marx e Lenin da lei gestita. E la paura degli aficionados della noble art, se mai l’odiato-amato Berlusconi non riuscisse alla fine a riconquistare la corona dei massimi, è quella di morire democristiani, come vent’anni fa.

martedì 1 novembre 2011

L'astuzia di Bertoldo

La Grecia vuole il referendum sulle misure anticrisi imposte dall’Europa? E’ una buona notizia, perché dimostra che esistono ancora popoli non disposti a farsi massacrare per difendere una moneta nata con gravi tare per compiacere levatrici indifferenti alla sorte della gestante. Stupisce soltanto che a starnazzare contro la decisione del governo di Atene siano fior di abortisti (in senso metaforico e no), fautori da sempre della Rupe Tarpea per le creature malformate. Gli stessi che hanno sempre considerato il benessere dei popoli un accidente irrilevante, di fronte ai conti in ordine degli stati, innalzati a feticcio in luogo delle due sorellastre, oriunde elleniche (guarda un po’ l’ironia… !), Libertà e Democrazia, alquanto maltrattate dalla cricca di banchieri e burocrati annidata fra le brume fiamminghe in questi quasi dieci anni di ciofeca unica. E se è vero che le sunnominate spesso si strappano i capelli l’una con l’altra, e si tirano calci negli stinchi per la difficile convivenza reciproca, ciò non significa non possano allearsi per sberleffare i sopraccigliosi custodi della virtù dell’euro, che fino a prova contraria rimane una convenzione nominalistica ostile alla quotidianità dei sudditi di Mastriccionia (o quella del diminuito potere d’acquisto per la stragrande maggioranza degli infelici abitatori del Vecchio Continente è una fola?). Giustamente, dal loro angolino ristretto, le vestali della divisa unica hanno stigmatizzato l’idea di sottoporre al giudizio dei cittadini greci, non la lunghezza dei cetrioli o la curvatura delle banane (che si potrebbe ritorcere domani contro di loro) - decise peraltro anch’esse nel chiuso di un sinedrio, come l’illiberale e demenziale sistema delle quote latte, con tanto di multe salate per i reprobi e i renitenti a farsi dirigere la produzione -, bensì la qualità di vita futura dei cittadini stessi, opponendo a tale fulgido esempio di democrazia il parallelo con la scelta dell’albero da parte dell’impiccato, forse memori (ma ne dubitiamo, stante la crassa ignoranza di certi contabili troppo compresi del proprio ruolo) dell’astuzia di Bertoldo. Ora, di là che i Greci – o, meglio, i politici scelti dai Greci – abbiano truccato i conti, o anche solo pasticciato con i numeri, pur di entrare nel meraviglioso mondo dell’euro, e che abbiano fama di cicale, e magari vi siano fra loro molti con la testa piena di mitologia comunista, nessuno può sostituirsi ai medesimi nello stabilire il destino di Atene, e meno che mai gli epigoni di Sparta, convinti di essere gli unici a poter indirizzare la sorte di un paese. I fantomatici mercati hanno reagito malissimo? Non sarà che agli speculatori pilotati dalla Trilateral, cui appartiene il malinconico Draghi, vada di contraggenio una piccola barca che sfidi i signori dell’euro? Lasciamo ai Greci la libertà di sbagliare, ammesso che davvero siano tutti indignados senza un briciolo di raziocinio, e forse un domani li potremo financo ringraziare.