sabato 5 ottobre 2013

Conigli

Mi si dia del cinico futile, ma ciò che colpisce di più, nello squallido teatro inscenato sulla tragedia lampedusana, non è il rovesciamento totale della realtà, laddove colpevoli, se di colpevoli si intende parlare - con la tipica arroganza, mista a malafede, dell'imbecille furbo che individua il punto da guardare nel dito in luogo della luna -, divengono coloro che siffatti orrori vorrebbero scongiurare, bensì la tempistica perfetta, quasi dovuta a una congiunzione astrale favorevole a chiunque odi la capacità di discernere. Insomma, dopo millanta naufragi negletti, avviene che centinaia di povericristi scelgano (?) di affogare nel gasolio, aggiungendo raccapriccio a raccapriccio, proprio nel giorno nefasto dell'uccisione simbolica dell'uomo causa di tutti i mali italioti, come se una divinità dotata di macabra ironia ci volesse imporre un lavacro purificatorio che emendasse l'intera nazione dal delitto di avere osannato il capo di una banda di razzisti insensibili. E' chiaro che una vulgata del genere potrebbe uscire solo dalla mente di un pazzo, eppure un personaggio di Eco avrebbe buon gioco a percorrere la nostra disgraziata penisola (doppiamente disgraziata perché in balia di un'orda di reietti, tali non per loro colpa ma nemmanco per nostra, e perché ospitante una manica variopinta di profeti dell'accoglienza a prescindere) con il suo grido millenaristico "penitenziagite!". E Laura e Cécile, raccogliendolo e amplificandolo dai loro scranni, non sarebbero sole, purtroppo, a dispetto della frase sciocca, speculare a frasi sciocche di segno contrario, di un leghista voglioso di imputare a loro il disastro dell'Isola dei Conigli. Nome simbolico quant'altri mai, e non per le ragioni che credono i corifei dell'asilo indiscriminato.

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