lunedì 11 luglio 2011

Eolo truffaldino e stupratore di paesaggi

Saviano può pontificare catodicamente di mafia in Padania, financo a ragione, sbrodolando pure su connivenze legaiole, con il pedigree che si ritrova, ma si guardi bene Sgarbi dall’imitarlo nel feudo della popstar orecchinuta Vendola, stante la vigilanza dei pasdaran nichiani, i quali non si lasciano infinocchiare dall’eloquio di un tizio cui in passato venne contestato il concorso esterno in associazione mafiosa, noto agit-prop al soldo del satrapo arcoriano, certo scottato dal ceffone rimediato in pieno volto al referendum sul nucleare, tanto da spedire il proprio scherano tricotillomaniaco a sproloquiare di energie rinnovabili marchiate con il segno della bufala e per sovrammercato generatrici di mostri sconcianti il paesaggio. E ha un bel protestare, il critico d’arte recentemente infilzato dalla Lorenza Lei e subito dopo oscurato per gli scarni ascolti del suo ultimo programma televisivo (per inciso, un po’ scombiccherato, ma molto meno soporifero della ciofeca condotta dal tipetto con il copyright dell’antimafia), di non avere manco menzionato il ras apulo nella sua veemente intemerata polignanese contro la gran rottura costituita dalle pale eoliche infiorettanti il Tavoliere, che in primis devastano la bellezza dei luoghi e in secundis olezzano, anche in assenza di vento, di combutta con la malavita degli appalti. Quant’è lunga la coda di paglia, o di Puglia, dei tifosi del governatore pellegrino per l’Italia? Hanno forse letto nella perorazione sgarbiana ad abbattere quegli orridi simboli fallici (altro che celodurismo pontidiano!) uno sfregio all’immacolato agire del Vendola loro? Sono persuasi che la rivoluzione prossima ventura, come la risposta cercata da Bob Dylan, sia nel vento che spazzerà, insieme all’incubo nucleare, ogni patema energetico per le generazioni future? Prepariamoci a indossare gli zoccoletti olandesi e a coltivare tulipani (ché i pomodori già li abbiamo, per contrastare quelli che crescono nelle serre fiamminghe, e pure i clandestini da far chinare per raccoglierli, in luogo dei diplomati e laureati da lasciare a zonzo a progettare su Facebook agguati ai matrimoni dei politici), giusto per entrare nella parte di quelli che fischia il vento, ecc. ecc. (un classico per certa gente). Chi sa come li invidiano a Trieste, dove pure soffiano refoli che manderebbero avanti, a giudicare dall’entusiasmo dei vendoliani verdissimi, tutte le fabbrichette del Nord-Est. Figuriamoci se nelle teste sciroccate dei contestatori di Sgarbi non c’è uno scirocchetto da nulla, o uno zefiro gentile, che faccia funzionare tutte le sale chirurgiche della sanità pugliese. Per costoro, vi è da supporre credano alla germinazione spontanea delle fantastiche pale. E per il paesaggio, nessun problema! Basterà spostare l’occhietto per ammirarlo ugualmente.

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