domenica 15 maggio 2011

Quando c'è lui, cara Lei...

Mi scusasse Vossia per l’apoditticità, d’altro canto in linea con il personaggio (dell’uomo non so, né in fondo rileva granché), ma Vittorio Sgarbi è del genere “o lo pigli o lo lasci”. Non si può pensare di ingabbiarlo in una trasmissione preregistrata, giusto per prevenirne marachelle o mattane o colpi di genio. E invece la sua corregionale appena nominata direttora generale della RAI, l’antropologa cattolica Lorenza Lei, con trascorsi nel mondo della moda (è stata responsabile del marketing per Valentino, prima di approdare in Viale Mazzini), compie uno sgarbo efferato verso il critico d’arte, sia pure in nome di Dio, e gli ordina di apparire sugli schermi in differita, presumibilmente con la benedizione dei suoi sponsor in linea diretta con l’Altissimo, i cardinali Bagnasco e Bertone (un’accoppiata che depone già da sola a favore dell’accortezza bizantina della signora, che riesce ad essere gradita in contemporanea al dominus della CEI e al primo ministro di papa Ratzinger, spesso neppur troppo felpatamente discordi fra loro). Pietra dello scandalo, è il caso di dirlo, la prima puntata del nuovo programma ideato dal fumantino ferrarese – si discute ancora sul titolo della trasmissione, che potrebbe non essere Il mio canto libero, causa probabile veto della vedova di Lucio Battisti -, dove avrebbe dovuto comparire un teologo non proprio nelle grazie delle gerarchie vaticane, tale Matthew Fox, a discettare nientepopodimeno che sul Principale dei summenzionati porporati. Gloria in excelsis Deo e così sia, con il rischio concreto che a sbottare per l’offesa non sia il Padreterno, impegnato in vicende più serie, bensì l’ex sindaco di Salemi. La Lei, che dicevano gradita a Berlusconi (non guasta certo che appaia dalle foto come una bella donna dal piglio deciso), e per questo intronizzata nella poltrona di recente abbandonata da Masi, ha privilegiato i suoi veri mentori rispetto al bungador cortese e ha esordito nel ruolo di castigamatti dell’emittente di stato con una prolungata leccata ai ‘poteri forti’ che cavalcano il vetusto destriero di Viale Mazzini: nessuno, infatti, si nasconde che, mentre Sgarbi viene mortificato coram populo dal bastone hautecouturien della ‘dama di ferro’ vezzeggiata dal berlusconiano Quagliarello, che la porta in palmo di mano con la sua Fondazione Magna Charta, la medesima Lei fa gli occhi languidi al Santoro in guerra con Bruno Vespa e alla zarina Bianca Berlinguer ‘dossierata’. Ora, la discontinuità con il predecessore Masi è lampante, se si considera che fu costui a chiamare il diavolo Sgarbi e a fissare le modalità del programma, che sarebbe dovuto andare in onda senza il filtro di una valutazione dall’alto: insomma, Masi si fidava e non temeva alzate d’ingegno del conduttore. Un cavallo sciolto, dunque, ma non tale da impensierire il cavallo RAI: un uomo di cultura non dedito ai bestemmioni da reality e alle violenze sanguinose di certi telefilm acquistati a scatola chiusa; un uomo di cultura cui al massimo si può imputare uno sbraitone verso la capra di turno, o un’overdose di narcisismo, che peraltro non difetta ai principini dell’opinione omologata e preconfezionata e unidirezionale, improvvisamente e improvvidamente cari alla capace (e antennuta) neomarescialla ‘mazziniana’. Se il buongiorno si vede dal mattino… aspettiamoci un aumento di canone per ammortizzare la buonuscita di tre milioni che Sgarbi minaccia di chiedere in caso di sua dipartita dal programma stravolto.

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