sabato 18 febbraio 2012

Vile, tu uccidi un cavallo morto!

In fondo, Celentano si è mostrato fedele a se stesso o, meglio, al proprio personaggio di incoerente al cubo, tale più per superficialità e incultura che per macchiavellismo. Di nuovo, c'è che se la sia presa con i preti e con la stampa cattolica, solo un attimo prima che Mariolone sdoganasse il tabù della Chiesa abbarbicata al proprio patrimonio immobiliare esentasse. Adriano precursore? Bah, il quotidiano della CEI e, soprattutto, la rivista dei Paolini, impermalositi per l'inattesa stoccata, hanno reagito come pulzelle violate, immemori del ruolo ricoperto in tutti questi anni sul palco dell'antiberlusconismo programmatico. L'antico Molleggiato non si è mostrato sobrio al cospetto dei telespettatori e della platea di eccellenti inamidati dell'Ariston e ha toccato i nervi scoperti di gente superciliosa, autoconvintasi per ragioni alimentari di stare nel miglior mondo possibile. Se il guitto ha toppato, la manageressa cattolicona si sarà sentita un focherello lambirle le terga, e magari le saranno pure fischiate le orecchie, non soltanto metaforicamente, per qualche telefonata che mai avrebbe voluto ricevere, ma la colpa, ahiLei, è stata soltanto sua. Monti da Fazio ha sussurrato di importanti novità in vista per il carrozzone di Viale Mazzini? L'unica che riuscirebbe a smuovere i telespettatori dal torpore sarebbe la chiusura totale. Si dichiari la bancarotta del servizio pubblico e ognuno vada per la sua strada.

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