venerdì 16 marzo 2012

Pacco, paccata e contropaccata

Monti è il pacco rifilatoci da quegli Insinna di terza mano che sono i burosauri di Mastriccionia. Già antipatico di suo, piacendo alla gente che piace secondo la pubblicistica fuffarola al limite della circonvenzione d'incapace (solo da noi la gente riesce a sbavare per un presidente della Repubblica con i trascorsi di Napolitano), dubito sarebbe stato in grado di farsi amare come nonno ideale da qualsivoglia infante delle nostre contrade, se non avesse accompagnato la sua breve marcia verso il fisco perfetto con la grancassa mediatica della sobrietà fatta dio nella patria degli emotivi eccessivi. La ministra coccodrillona, lungi dall'assestare un pedatone tecnico a Susanna Pannarancida, è ancora ferma al ditino ammonitore, non sapendo manco dove ficcarlo per dimostrare di non essere una profia saputella facile allo stress per le maratone infinocchiapopolo. Incartandosi sull'articolo 18, sospinta dalla Marcegaglia ancora indecisa su cosa farà da grande, una volta ceduta la poltrona di generalessa dei confindustrioti - a proposito, è valso anche per lei il legittimo impedimento riguardo ai maneggi con Vendola? -, Lady Tears ha procrastinato ogni altra misura atta a far respirare l'imprenditoria in apnea. No, non la crisi è finita, ma la favola bella degli ammazzaspredde che ieri ci illuse, che oggi ti illude, o coglione!  

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